Amenorrea e sport

 

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Sostenere che lo sport sia sicuramente una delle cause più comuni per l’amenorrea sarebbe sbagliato. Ma altrettanto sicuramente le estremizzazioni alle quali tante volte sono o vengono costrette le atlete, specialmente quelle più giovani e che devono emergere, è uno dei motivi che possono portare all’amenorrea secondaria.

 

 

L’amenorrea nelle sportive è causata dall’alimentazione

Si tratta di un disturbo figlio della condizione necessaria per emergere e ottenere grandi risultati: a meno che non si tratti di uno sport nel quale è richiesta una grande possenza fisica (pensiamo ad esempio alle cicliste o alle nuotatrici), le atlete devono essere toniche e magre. Per questo spesso sacrificano una corretta alimentazione in nome della forma perfetta, tanto che diversi studi hanno determinato come a parità di peso tra sportive che soffrono di amenorrea e altre che invece non presentano questo disturbo, la differenza arrivasse dalla decisa riduzione dell'apporto calorico rispetto al quantitativo necessario.

Non un problema di quantità, ma di qualità di quello che mangiano, perché sostituiscono tutti i cibi grassi con i carboidrati che sotto sforzo funzionano meglio e distribuiscono energie ai muscoli in tempi brevi. Una delle figure più soggette ad amenorrea è quella della maratoneta che deve distribuire lo sforzo su una lunghezza prolungata (almeno 2 ore e mezza) per compiere i classici 42 km della gara. Chi invece pratichi la velocità nell’atletica invece può avere masse muscolari più grosse, perché a parità di dispendio energetico le calorie ingerite cono comunque maggiori e quindi l’amenorrea è totalmente assente o quasi.

 

 

Come curare l’amenorrea nelle sportive

Ecco perché, almeno nel caso di donne che praticano sport, la tesi più comune è che la causa sia da ricercare nel disordine alimentare provocati da uno squilibrio tra l'apporto calorico e le reali calorie consumate, con i grassi che lasciano posto agli zuccheri. La cura di questi soggetti dev’essere quindi una combinazione tra un buon endocrinologo e un dietologo che riescano insieme a determinare le esatte cause scatenanti l’amenorrea e trovino anche la via d’uscita corretta. Uno studio compiuto di recente negli Usa ha ad esempio dimostrato che l’assunzione quotidiana di acido folico, anche non nelle donne in gravidanza, aiuta le atlete ad evitare il rischio di amenorrea.

Funziona perché nelle atlete che soffrono di amenorrea è presente una dilatazione ridotta delle arterie che porta alla riduzione dell’apporto di ossigeno ma anche a  prestazioni atletiche peggiori. L’acido folico invece regolarizza il flusso mestruale, riducei rischi cardiovascolari e migliora anche le prestazioni atletiche.