Amenorrea: come risolverla attraverso la pillola

 

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Il termine amenorrea, identifica, in campo medico, una patologia tipicamente femminile. La parole di origine greca, composta con alfa privativa, vocale che denota una "mancanza", significa assenza del ciclo mestruale”.

In una giovinetta di circa quindici anni, quando non è ancora comparsa la prima mestruazione, si parla di amenorrea primaria, mentre nella donna in età fertile, si determina amenorrea secondaria, alla scomparsa del ciclo per tre mesi consecutivi, e in assenza di gravidanza.

 

 

La disfunzione, qualora sia indipendente da malformazioni dell’apparato riproduttivo, ha origine nel cervello, a livello dell'ipotalamo, centro nevralgico, e dell'ipofisi, ghiandola “madre” o “maestra”, deputata a fare da guida al sistema endocrino corporeo.

Dall’ipofisi partono le informazioni necessarie al corretto funzionamento delle ghiandole, sotto forma di ormoni, sostanze immesse nel flusso sanguigno come messaggeri chimici per “mettere in movimento” tutti gli apparati endocrini, fra i quali le ovaie.

Un meccanismo sincrono che spesso si blocca per una serie di cause diverse tra loro, fra cui emerge l’ipopituitarismo, disturbo  consistente nel ridotto funzionamento della ghiandola maestra, con grave deficit di ormoni in circolo, come l'“ormone follicolare o luteinizzante”, la cui carenza causa appunto amenorrea e sterilità. Il mancato flusso mestruale potrebbe derivare, inoltre, da eccessivo rilascio di “prolattina”.

 

 

Amenorrea e pillola contraccettiva

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Stabilire se la pillola contraccettiva, prescritta frequentemente per la cura dell'amenorrea femminile, sia o meno idonea alla finalità desiderata, non è compito facile.

Alcuni specialisti sostengono che trattare l’amenorrea con la pillola anticoncezionale significhi curare il sintomo e non la malattia.

Se, infatti, alla base della patologia sta una disfunzione ormonale, innanzi tutto si rende necessario individuare la sostanza chimica, secreta in eccesso o in difetto, ed il sistema endocrino in sofferenza.

Le ovaie producono principalmente estrogeni e progesterone, di conseguenza risulta corretta l'assunzione del farmaco anticoncezionale per curare un’amenorrea dipendente da uno squilibrio di ormoni appartenenti alla suddetta tipologia di sostanze proteiche e lipidiche.

L'uso regolare della pillola sarà in grado di far ricomparire il sangue mestruale, soltanto se alla base della disturbo non sussistano ulteriori e gravi patologie a carico dei vari sistemi anatomo-fisiologici interessati.

Esistono poi le amenorree  transitorie conseguenti alla cessata assunzione della stessa pillola contraccettiva, agli impianti ed ai dispositivi intrauterini, oppure determinate da stress e da shock emotivi. In questi casi è necessario attendere pazientemente che l’ovaio torni a funzionare e si ripristini il regolare ciclo mestruale.

 

Quando evitare di assumere la pillola

Da evitare la pillola per curare l’amenorrea delle donne malate di anoressia, nelle quali il fenomeno insorge frequentemente in seguito alla carenza dei nutrienti essenziali per la sopravvivenza. L’amenorrea diventa un grido d’aiuto del corpo, un segnale di autodifesa che blocca la perdita ematica a scopo cautelativo, per evitare l’aggravarsi dello stato di prostrazione fisica con l’insorgere di anemia. Per approfondire l'argomento suggeriamo di spulciare il sito lunastorta.it che con un'ampia sezione di domande e risposte su contraccezione e ginecologia, offre soluzioni a portata di web per coloro i quali soffrono di questo disturbo.